"Le famiglie ricostituite". Studio dei rapporti tra genitori e figliastri.

PARTE   1a
( estratto dalla Tesi di Laurea)
 
 

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1) Il divorzio in Italia: dati, prospettive e tendenze.
 

L’elaborazione dello studio riguardante le famiglie ricostituite in Italia ha presentato, fin dal principio, delle difficoltà, dovute al fatto che tale fenomeno non può essere analizzato nella sua esclusività, ma devono essere valutati anche altri fenomeni collaterali che interagiscono con il primo, definendo così un quadro completo sia delle cause che lo hanno generato, sia delle previsioni di sviluppo che esso potrebbe avere in futuro.

E’ per questi motivi che per analizzare le famiglie ricostituite in Italia, si è preferito suddividere il presente lavoro in due parti.

Nella 1a parte viene studiata l’evoluzione della famiglia tradizionale insieme ad un’analisi statistica delle separazioni e dei divorzi negli ultimi dieci anni. Sì è ritenuto oltremodo necessario analizzare gli aspetti della legge che ha introdotto il divorzio in Italia; essa, infatti, ha creato le basi per lo sviluppo di nuove tipologie familiari.

Infine si sono studiati gli aspetti psico-sociali cui sono soggetti genitori e figli durante le fasi di separazione e divorzio ed i rapporti che si stabiliscono tra loro durante tali fasi. Si è osservato come l'evoluzione della famiglia tradizionale abbia in un certo senso trasformato alcuni valori fondamentali che la costituivano. Mentre prima le famiglie "patriarcali" erano le più diffuse, attualmente, con l’emancipazione della donna, nell’ambito della famiglia si è confermato un ruolo paritario. Si sono raggiunti maggiori livelli di competitività tra uomo e donna, con la conseguente predisposizione dei coniugi ad uno scambio di ruoli all'interno del matrimonio. Nel caso in cui poi la donna lavori, essa avrà meno tempo da dedicare alla famiglia, per cui se non viene supportata adeguatamente dal partner, le possibilità di crisi nell’ambito familiare saranno maggiori, anche in assenza di sostegni relazionali della parentela, ormai distante.

Per supportare l’evidente trasformazione della famiglia tradizionale sì è allora reso necessario riportare le analisi statistiche dell’ISTAT relative ai matrimoni, separazioni e divorzi nel periodo compreso tra il 1990 e il 1998. Il quadro che ne è risultato è evidente: in Italia il numero dei matrimoni è in diminuzione, mentre le separazioni ed i divorzi sono progressivamente crescenti. Per rendere più comprensibili i risultati statistici sì è ricorso all’elaborazione di un’analisi tramite regressione lineare.

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1a) Dati ISTAT
 

Negli ultimi dieci anni, il numero delle separazioni in Italia è progressivamente aumentato, passando da 35.163 nel 1985 a 52.323 nel 1995. Parallelamente, è cresciuto anche il numero dei divorzi, che da 15.650 nel 1985 sono passati a 27.038 nel 1995 (grafico 1). Costruendo allora le due rette di regressione lineare e ricavando i relativi coefficienti viene mostrato come la tendenza alle separazioni sia maggiore di quella ai divorzi (R2sep= 0,9595 ; R2div= 0,2244).

Grafico 1

L'aumento delle predette separazioni è risultato piuttosto irregolare, conuna forte ascesa tra il 1987 ed il 1990 per l'introduzione della legge 6/3/1987 n° 70. Essa ha ridotto da cinque a tre anni il periodo di separazione necessario per l'ottenimento del divorzio, e ha previsto la possibilità di ricorrere ad un procedimento semplificato nel caso di domanda congiunta da parte dei coniugi.

Per analizzare il fenomeno dello scioglimento legale dei matrimoni, è opportuno concentrare l'attenzione sulle separazioni (consensuali o giudiziali). Con la separazione, infatti, l'unione termina legalmente, ha inizio il cambiamento di abitudini e di organizzazione dei rapporti familiari venendo definiti inoltre i rapporti economici.

La propensione alla separazione è più elevata fra i coniugi residenti nell'Italia settentrionale e centrale rispetto a quelli residenti nell'Italia meridionale e insulare.

I valori massimi dei tassi per 1000 abitanti si raggiungono in Valle d'Aosta (1,6) e in Liguria (1,4) mentre i valori più bassi si riscontrano nel Molise (0,2) e in Calabria (0,3) (tab.1).

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Tab. 1 – Tassi di separazione dei coniugi per regione.
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REGIONI
Tassi per 1000 ab.
Piemonte
1,2
Valle d’Aosta
1,6
Lombardia
1,2
Trentino Alto Adige 
1,0
Bolzano 
1,1
Trento
1,0
Veneto
0,9
Friuli Venezia Giulia
1,2
Liguria
1,4
Emilia Romagna
1,1
Toscana
0,9
Umbria
0,5
Marche
0,8
Lazio
1,3
Abruzzo
0,7
Molise
0,2
Campania
0,6
Puglia
0,5
Basilicata
0,4
Calabria
0,3
Sicilia
0,6
Sardegna
0,6
ITALIA
0,9
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Nel 1995, i tassi di separazione per 1000 abitanti sono risultati pari a 1,2 al Nord, a 1,0 al Centro e a 0,5 nel Mezzogiorno.

Tali valori sono riportati nel grafico 2 utilizzando la ulteriore suddivisione del Nord in Nord-est e Nord-ovest.
 
 

Grafico 2

Interessante, è il confronto fra la distribuzione per condizione professionale dei coniugi al momento della separazione e l'analogadistribuzione della popolazione coniugata (tab. 2).

Tab. 2Condizione professionale dei coniugi in totale e dei coniugi separati al momento della separazione, per sesso.
 

TOTALE CONIUGI
Condizione
Marito %
Moglie %
Occupato
64,1
33,4
In cerca d'occupazione
2,7
2,1
Casalinga
-
47,6
Altro
33,2
16,9
CONIUGI SEPARATI
Condizione
Marito %
Moglie %
Occupato
90,9
62,9
In cerca d'occupazione
4,2
4,4
Casalinga
-
29,7
Altro
4,9
3,0
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Fra i separati nel 1995, gli uomini e le donne con un'occupazione sono rispettivamente il 90,9 % e il 62,9 %; in cerca d'occupazione il 4,2 % e il 4,4 %; le casalinghe sono il 29,7 %.

Per il complesso della popolazione coniugata, gli uomini e le donne con un'occupazione sono rispettivamente il 64,1 % e il 33,4 %; in cerca d'occupazione il 2,7 % e il 2,1 %; le casalinghe sono il 47,6 %.

2) Separazioni consensuali e separazioni giudiziali

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La separazione legale in Italia può essere consensuale o giudiziale. La prima si basa su un accordo fra i coniugi con il quale vengono stabilite le modalità d'affidamento dei figli, gli eventuali assegni familiari, la divisione dei beni. Tale accordo, per avere validità giuridica, deve essere ratificato dal giudice.

La separazione giudiziale, al contrario, è un vero e proprio procedimento contenzioso su istanza di uno dei due coniugi, successiva istruttoria e pronunciamento di una sentenza di separazione.

Nel 1995 le separazioni consensuali sono state 44.801, pari all'85,6 % del totale delle separazioni concesse, quelle giudiziali sono state 7.522 (14,4 %), con una durata media del procedimento civile rispettivamente pari a 4-5 mesi per le prime e a 33-34 mesi per le seconde.

La proporzione delle separazioni consensuali risulta maggiore per i matrimoni celebrati più recentemente, mentre quella delle separazioni giudiziali aumenta spostandosi verso i matrimoni di durata maggiore. In altri termini, per le separazioni relative a matrimoni con durata inferiore a sei anni prevalgono soluzioni più concilianti, viceversa avviene se si considerano le separazioni relative a matrimoni di durata maggiore (tab.3).

Tab. 3 – Separazioni personali dei coniugi per durata della convivenza matrimoniale (a)
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Durata della convivenza matrimoniale (anni)
Totale separazioni
Consensuali (%)
Giudiziali (%)
0-5
15.700
88,7
11,3
6-8
7.496
88,3
11,7
9-14
10.900
85,9
14,1
15-19
6.847
83,7
16,3
20-23
4.618
81,6
18,4
Più di 23
6.762
79,7
20,3
TOTALE
53.323
85,6
14,4

(a) Differenza fra la data di iscrizione a ruolo del procedimento di separazione e la data del matrimonio.

Le separazioni giudiziali possono essere chieste per intollerabilità della convivenza, con addebito al marito, oppure con addebito alla moglie.

Delle 501 separazioni giudiziali ad iniziativa della moglie, il 75,7 % è riferito ad intollerabilità della convivenza, il 22 % è con addebito al marito e il 2,3 % con addebito alla stessa moglie; delle 2.471 separazioni giudiziali ad iniziativa del marito l'intollerabilità della convivenza è motivo dell'83,5 %, l'addebito all'altro coniuge dell'8,9 % e l'addebito a se stesso del 7,6 % (tab. 4).

Esaminando i dati relativi alle sole separazioni giudiziali, emerge che nel 1995 le domande di separazione presentate dalla moglie costituiscono il 67,1 % dei casi, più del doppio di quelle presentate dal marito (32,9 %).

Tab. 4 – Separazioni giudiziali dei coniugi per tipo e per coniuge che ha presentato la domanda (%).
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Coniuge che ha presentato la domanda
Tipo di separazione giudiziale
Marito
Moglie
Totale
Intollerabilità della convivenza
83,5
75,7
78,2
Addebitabile al marito
7,6
22
17,3
Addebitabile alla moglie
8,9
2,3
4,5
Totale
100
100
100
.
.
L'iniziativa delle donne a porre fine alla vita coniugale risulta più frequente nell'Italia settentrionale, dove oltre il 71 % delle domande di separazione legale è presentato da donne. Nel Mezzogiorno, la percentuale è del 65 %.

Sono invece gli uomini a presentare più frequentemente istanza di divorzio. Nel 1995, escludendo le domande congiunte, il 60,2 % di quelle con il rito ordinario è stato presentato dagli uomini e il 39,8 % dalle donne.

La maggiore intensità d'iniziativa da parte dei mariti può in parte derivare dal fatto che gli uomini hanno una più accentuata tendenza a risposarsi rispetto alle donne.

Nel corso del 1995 sono state concesse 32.965 separazioni (63 % del totale) a coppie con figli avuti durante il matrimonio. Di queste, 27.290 (pari al 52,2 % del totale) hanno riguardato coppie con almeno un figlio affidato (tab.5).

Il numero totale dei figli coinvolti nelle separazioni è stato 53.198, mentre il numero dei figli affidati, cioè minori di 18 anni, è stato 38.779.

Tab. 5 – Separazioni personali dei coniugi per durata della convivenza matrimoniale (a) e affidamento dei figli

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Durata della convivenza matrimoniale (anni)
Separazioni con almeno un figlio affidato
Totale
% sul totale delle separazioni
0-1
864
25,1
2-3
1.997
32,3
4-5
2.901
47,2
6-8
4.726
63,0
9-14
8.380
76,9
15-19
5.303
77,4
20-23
2.200
47,6
Più di 23
939
13,9
TOTALE
27.290
52,2

(a) Differenza fra la data di iscrizione a ruolo del procedimento di separazione e la data del matrimonio

Risulta affidato alla madre il 92,8 % dei figli minori e al padre soltanto il 5,3 %. La proporzione di affidamento al padre tende a crescere via via che i figli si avvicinano alla maggiore età: passa dal 2,9 % se i figli hanno meno di 6 anni al 9,9 % se i figli hanno un'età compresa tra i 15 e i 17 anni (tab.6).

Tab. 6 – Figli minori di coniugi separati per età e genitore affidatario
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Età (anni)
Figli minori affidati
Totale
alla madre %
al padre %
0-5
12.823
95,4
2,9
6-10
12.180
93,5
4,5
11-14
8.453
90,9
7,0
15-17
5.323
87,8
9,9
TOTALE
38.779
92,8
5,3
.
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In conclusione possiamo affermare che, nel tempo, la propensione alla separazione è aumentata e la durata della convivenza matrimoniale è diminuita. In altri termini, osserviamo un duplice fenomeno: un continuo aumento del numero delle separazioni e una diminuzione dell’intervallo di tempo affinché ciò accada.

Questo vuol dire che avremo un maggiore sviluppo delle separazioni in un periodo di tempo sempre più ristretto, fissando ovviamente come istante di riferimento il giorno delle nozze.

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3) Le famiglie ricostituite in Italia: dati, prospettive e tendenze

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In questa sede prenderò in esame le statistiche elaborate dall’ISTAT relative agli anni 1993/94 e 1994/95.

Dopo avere analizzato dettagliatamente tali anni ed elaborato i relativi grafici per mettere in luce i vari incrementi o decrementi dei parametri sostanziali, ho ritenuto opportuno effettuare un confronto diretto, per le singole voci, nei due anni 93/94 e 94/95 e ciò al fine di rendere visibile, con un’analisi di tendenza tramite regressione lineare, l’effettivo sviluppo del fenomeno in questione.

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3.1 Anno 1993/94

3.1.a Quante sono le famiglie ricostituite

Le famiglie ricostituite in Italia sono 603.000, il 4,1% delle coppie (Indagine Multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" 1993).

Le famiglie ricostituite sono maggiormente diffuse nel Centro-Nord del paese e in particolare nell’Italia nord-occidentale ( 4,9% ). Nell’Italia meridionale la famiglie ricostituite rappresentano solo il 3,3% del totale delle coppie.

La differente distribuzione territoriale di questa forma familiare va messa in relazione alla diversa diffusione di separazioni e divorzi nelle varie zone del Paese.

Analizzando tali parametri secondo un’indagine per tipo di comune emerge che nelle aree metropolitane il fenomeno è più diffuso.

E’ interessante notare la diversa composizione delle famiglie ricostituite nelle zone del Paese. Delle 603.000 famiglie ricostituite, 443.000 sono coppie coniugate (il 73,5% delle famiglie ricostituite) 160.000 sono libere unioni ( il 26,5%). Il nord è la zona dove sono più diffuse le famiglie ricostituite, ma emerge una differenza tra Nord-Est e Nord – Ovest. Sembra infatti che nell’Italia nord-orientale emerga una maggiore propensione a non istituzionalizzare la nuova unione rispetto all’Italia nord-occidentale.

Nel Nord-Est le libere unioni rappresentano, infatti, il 34,4% delle famiglie ricostituite mentre nel Nord-Ovest il 28%.Viceversa, nel meridione le famiglie ricostituite sono di meno, ma più concentrate tra le coppie coniugate (84,1% nel Sud e 78,4% nelle Isole).

Tutto ciò risulta evidente nella tabella 1 e nei relativi grafici 1 e 2 allegati:

Tab. 1 – Famiglie ricostituite, coniugate e non coniugate, per ripartizione geografica. Media 1993/94

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Ripartizioni 

Geografiche

FAMIGLIE RICOSTITUITE
TOTALE

(migliaia)

COMPOSIZIONE

PERCENTUALE

Coniugate
Non coniugate
Nord-Ovest
190
72,0
28,0
Nord-Est
118
65,6
34,4
Centro
120
71,0
29,0
Sud
113
84,1
15,9
Isole
62
78,4
21,6
Italia
603
73,5
26,5
.
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Grafico 1
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.
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Grafico 2
..

..
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3.1.b Lo stato civile dei partner.
 

Per potere analizzare lo stato civile del partner è necessario suddivedere le F.R. tra quelle coniugate, che verranno analizzate per stato civile precedente al matrimonio, e le libere unioni, che verranno analizzate per stato civile attuale. In questo modo sarà possibile verificare il differente peso che ha la rottura dell’unione per vedovanza o per separazione e divorzio nella costituzione della nuova famiglia. Analizziamo le 443.000 coppie coniugate (tab. 2).

Il 24,6 % è costituito da divorziati e nubili, il 19,4% da vedovi e nubili, il 18,7% da celibi e divorziate. Quasi inesistenti le coppie di vedovi con divorziati, mentre il 15,2% delle coppie è costituito da due
divorziati.

Tab. 2 - Famiglie ricostituite coniugate per stato civile dei partner prima del matrimonio.
(media 1993/94 – per 100 coppie dello stesso tipo)
 

STATO CIVILE DEI PARTNER
In migliaia
%
Lui divorziato-lei nubile
109
24,6
Lui vedovo-lei nubile
86
19,4
Lui celibe-lei divorziata
83
18,7
Lui divorziato.lei divorziata
70
15,2
Altro
95
21,5
Totale
443
100

.

La distribuzione delle coppie per stato civile dei partner rispecchia sostanzialmente ciò che emerge dalle statistiche sui secondi matrimoni e sottolinea come il peso del divorzio sia notevolmente più alto di quello della vedovanza. Se si considerano le coppie per presenza di almeno un ex divoziato/a queste raggiungono il 62% del totale. Se si considerano le coppie per presenza di almeno un ex vedovo/a queste raggiungono soltanto il 36,7%.

Analogamente succede per le libere unioni. Le coppie con almeno un separato o divorziato/a tra le F.R. sono 114.000, il 71,2%. Le coppie con almeno un vedovo/a raggiungono invece il 30%.

A ciò va aggiunto che le F.R. si formano a partire da un secondo matrimonio solo dell’uomo nel 44,3% dei casi, da un secondo matrimonio della donna nel 27,7% dei casi e da un secondo matrimonio di ambedue i partner nel 24,2% dei casi. Dal lato delle libere unioni invece prevale la provenienza da una rottura dell’unione per tutti e due i partner (37,8%), seguita dalla situazione di rottura di una precedente unione da parte della donna (32,1%) e infine da una parte dell’uomo(29,2%).

Analizzando lo stato civile precedente al matrimonio, separatamente per uomini e donne, emergono alcuni elementi interessanti (Tab.3).

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Tab. 3 - Famiglie ricostituite, coniugate e non coniugate, per stato civile dei partner (%).
(media 1993/94 – per 100 coppie dello stesso tipo)
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STATO CIVILE DEI PARTNER
FAMIGLIE RICOSTITUITE
COPPIE CONIUGATE
COPPIE NON CONIUGATE
TOTALE
 
Lui
Lei
Lui
Lei
Lui
Lei
Celibe/nubile
31,6
48,1
33,1
29,6
32,0
43,2
Divorziato o separato
42,6
35,4
51,6
45,2
45,0
38,0
Vedovo
25,8
16,5
15,3
25,2
23,0
18,8
Totale (migliaia)
443
443
160
160
603
603

.

Tra le coppie coniugate è maggiore il peso dei vedovi (25,8%) rispetto a quello delle vedove (16,5%), mentre l’inverso succede per le libere unioni: in questo caso il peso delle vedove è 25,2% mentre quello dei vedovi è 15,3%.

Ciò può essere spiegato con il fatto che gli uomini, siano essi divorziati o vedovi, si risposano più frequentemente delle donne.

Inoltre per le donne vedove, specie di status sociale basso, un eventuale secondo matrimonio impedisce di fruire della pensione di reversibilità e ciò induce alcuni settori di vedove a non istituzionalizzare la propria unione. Ulteriori differenze emergono tra lo stato civile degli uomini e quello delle donne. Tra le coppie coniugate, infatti, quasi la metà delle donne (48,1%) erano nubili prima di sposarsi, contro il 31,6% degli uomini.

Più alto, invece, risulta il numero di divorziati uomini (42,6% contro 35,4%).

La composizione per stato civile delle libere unioni vede tra gli uomini ancora più marcata la presenza di divorziati (51,6%). L’analisi dei dati provenienti dalle statistiche sui matrimoni permette di affermare che il peso dei vedovi nell'ambito delle F.R. è andato diminuendo negli anni per due ordini di fattori: da un lato la riduzione sensibile dei livelli di mortalità, anche nelle classi di età centrale (ciò ha portato ad una riduzione dei vedovi giovani ed adulti con una maggiore propensione ai matrimoni), dall’altro l’accresciuto peso dei divorzi negli anni.

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3.1.c La presenza dei figli.
 

Il 58,1% delle F.R. è composto da coppie con figli, per un totale di 350.000 coppie. La tipologia familiare di appartenenza appare quella nucleare classica. Sono infatti pochissime le F.R. in cui è presente qualche membro isolato o famiglie plurinucleari ( il 7,8%).

Confrontando la struttura delle F.R. con quella delle altre coppie emerge, tra queste ultime, una maggiore presenza di coppie con figli (70,8%).

La differenza si evidenzia anche nel numero di figli (tab.4).

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Tab. 4 - Famiglie non ricostuite e ricostituite (%) per numero di figli. (media 1993/94 – per 100 coppie dello stesso tipo)
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NUM. DI FIGLI
FAMIGLIE NON RICOSTIT.
FAMIGLIE RICOSTITUITE
Coniugate
Non coniugate
Totale
Nessuno
28,1
40,8
45,0
41,9
Uno
29,1
30,1
26,4
29,1
Due
29,0
20,9
11,4
21,0
Tre e più
13,8
8,2
7,2
8,0
Totale
13.825
443.000
160.000
160.000
.
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Mentre nelle famiglie non ricostituite le coppie con un figlio e due figli sono sostanzialmente sullo stesso piano, tra le F.R. sono di più le coppie con un solo figlio e meno le coppie con almeno tre figli. Infatti, 175.000 hanno un solo figlio, 127.000 due figli, 48.000 più di due.

Analizzando le differenze interne alle famiglie ricostituite emerge, nel caso delle libere unioni, un maggior peso di quelle senza figli rispetto a quelle con un solo figlio.

Una delle peculiarità delle F.R. è data dal fatto che, provenendo almeno uno dei partner da un’unione precedente, quest'ultimo potrebbe aver avuto figli da quella stessa unione.

E’ interessante, dunque, analizzare la situazione delle F.R. con figli per verificare quante sono quelle in cui vivono solo figli della precedente unione e quante quelle in cui vivono figli di uno solo dei partner. Dai dati dell’Indagine Multiscopo (tab.5) è possibile desumere che sono 105.000 le FR in cui vivono figli di uno solo dei partner, per un totale di circa 350.000 che hanno figli: il 30,3% delle coppie ricostituite con figli.

In questo tipo di famiglie si pone un problema di ridefinizione dei ruoli e dei sistemi di parentela sia per i genitori sia per i figli. Questi ultimi si trovano, soprattutto in presenza di genitori divorziati, a gestire un ampliamento della parentela. Quanto al dato, questo non può essere considerato basso se si pensa che circa la metà dei divorzi avviene per coppie che non hanno figli.

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Tab. 5 - Famiglie ricostituite, coniugate e non coniugate, per presenza di figli.(media 1993/94 – per 100 coppie dello stesso tipo)
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Coppie con presenza

di figli

FAMIGLIE RICOSTITUITE
CONIUGATE
NON CONIUGATE
TOTALE
Dati assoluti (migl.)
%
Dati assoluti (migl.)
%
Dati assoluti (migl.)
%
Coppie senza figli
181
40,8
72
45,0
253
41,9
Coppie con figli di ambedue i partner
193
43,6
52
32,1
245
40,6
Coppie con figli di uno solo dei partner
44
10,0
19
12,1
63
10,5
Coppie con figli di ambedue i partner e di uno solo dei partner
25
5,6
17
10,8
42
7,0
Totale (migl.)
443
100
160
100
603
100
.
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A ciò va aggiunto che solitamente i figli vengono affidati alla madre, ma il peso delle divorziate è minore di quello dei divorziati e molto alto è il peso delle nubili (solitamente senza figli).
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3.1.d Le caratteristiche dei partner: età, titolo di studio, condizione professionale
 

Le F.R. presentano un’età media più alta delle altre coppie soprattutto per quanta riguarda gli uomini. Nelle donne questa differenza si nota di meno, essendo in gran parte nubili al momento del matrimonio.

D’altro canto, dalle statistiche sui secondi matrimoni (tab.6) emerge che l’età al matrimonio dei divorziati è 43,5 anni, e delle divorziate 38,8 anni, mentre quella dei vedovi è 56 anni e quella delle vedove 49 anni.

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Tab. 6 - Famiglie ricostituite per classe di età dei partner.
(media 1993/94 – per 100 coppie dello stesso tipo)
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CLASSI DI ETA’
FAMIGLIE RICOSTITUITE
Lui (%)
Lei (%)
Fino a 34
10,4
19,1
35-44
22,4
26,9
45-54
22,7
20,4
55-64
20,5
17,1
65 e più
24,1
16,5
Totale
603.000
603.000
.
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E’ questo un dato specificatamente italiano che risente della legislazione vigente: lo scioglimento del matrimonio prevede, infatti, due tappe distinte, la separazione e il divorzio. L’esistenza delle due tappe incide su un elevamento dell’età al secondo matrimonio rispetto ad altri paesi.

Dal punto di vista del titolo di studio non emergono particolari differenze tra le F.R. e non. Al primo posto si collocano sia per gli uomini sia per le donne i livelli di istruzione più bassi ( nessun titolo e licenza elementare ); un terzo dei partner hanno la licenza media, circa un quarto il diploma superiore o la laurea. Nonostante l’età media delle coppie sia più alta, dunque, ciò non comporta un abbassamento del livello di istruzione dei partner.

L’analisi per condizione professionale sottolinea una maggiore presenza di ritirati dal lavoro a discapito degli occupati sia tra gli uomini che tra le donne , ma una minore presenza di casalinghe.

Per le donne essere passate per un’esperienza precedente di rottura dell’unione può aver indotto in chi non aveva lavoro a ricercarlo per garantirsi anche un’autonomia economica.

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3.2 Anno 1994/95 (estratto della tesi di laurea).

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3.2.a Famiglie ricostituite e territorio

In questo paragrafo ho preso in considerazione le F.R. rilevate dall’ISTAT nell’ambito dell’indagine "Aspetti della vita quotidiana" svolta su un campione di 24.000 famiglie per un totale di circa 70.000 individui relative alla media 1994/95. Le F.R. sono risultate questa volta 593.000, il 4,2% delle coppie (grafico 3).


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Grafico 3
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Esse sono particolarmente diffuse nel nord ed anche nel centro del paese. Nelle isole rappresentano soltanto il 14 % del totale delle famiglie ricostituite (grafico 4).


..
Grafico 4
.

Nei comuni che costituiscono il centro di aree di forte urbanizzazione, le famiglie ricostituite raggiungono l’incidenza più alta ( 5,5%).

Delle 593.000 F.R., 412.000 sono coppie coniugate, 180.000 sono coppie non coniugate. Nel nord si rileva la maggiore propensione a non istituzionalizzare la nuova unione; nel mezzogiorno, invece, le F.R. sono più frequentemente coppie coniugate (tabella7).

Tab. 7 - Famiglie ricostituite per tipo di unione e ripartizione geografica (valori percentuali). Media 1994/95

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Ripartizione geografica
Coppie coniugate
Coppie non coniugate
Totale
Nord-ovest
62,3
37,7
100
Nord-est
59,7
40,3
100
Centro
68,8
31,2
100
Sud
85,4
14,6
100
Isole
85,2
14,8
100
Italia
69,5
30,5
100
.
.

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.
3.2.b Stato civile dei partner.
 

La distribuzione delle F.R. per stato civile dei partner sottolinea come il peso dei divorziati sia notevolmente maggiore di quello dei vedovi. In particolare, tra le famiglie nelle quali i partner sono coniugati, nel 57,3% dei casi almeno uno dei coniugi ha alle spalle un divorzio e nel 38,9% dei casi una vedovanza. Una composizione diversa si riscontra per le famiglie nelle quali i partner non sono coniugati: quelle con almeno un separato o un divorziato rappresentano il 78,9% del totale e quelle con almeno un vedovo il 25%.

Analizzando separatamente lo stato civile dei partner emergono altri dati interessanti.

Nelle famiglie in cui i partner sono coniugati (tabella 8), le donne erano prevalentemente nubili al momento del matrimonio(53,8%), gli uomini prevalentemente divorziati (37%).Nelle F.R. in cui i partner non sono coniugati (tabella 9), le donne sono prevalentemente separate o divorziate (44%) ed analogamente gli uomini (57%).

Tab. 8 - Coniugi di famiglie ricostituite per precedente stato civile
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  Lui
Lei
Numero
%
Numero
%
Celibe/nubile
139.000
33,9
222.000
53,8
Divorziato/a separato/a
153.000
37,0
135.000
32,9
Vedovo/a
120.000
29,1
55.000
13,3
Totale
412.000
100
412.000
100
.
 

Tab. 9 - Partner non coniugati di famiglie ricostituite per precedente stato civile
.

 
Lui
Lei
Numero
%
Numero
%
Celibe/nubile
53.000
29,3
61.000
34,0
Divorziato/a separato/a
102.000
57,0
79.000
44,0
Vedovo/a
25.000
13,7
40.000
22,0
Totale
180.000
100
180.000
100
.
.
Si rileva poi una maggiore incidenza di vedove rispetto ai vedovi nelle coppie non coniugate, mentre il contrario si verifica nelle coppie coniugate.

Considerando l’età dei partner al matrimonio emerge che, per entrambi, l’età media è ovviamente più alta nelle coppie ricostituite (lui 39, lei 34) rispetto alle coppie al primo matrimonio (lui 27, lei 24). La divaricazione è più accentuata per gli uomini.

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3.2.c Presenza di figli conviventi
 

Le F.R. senza figli conviventi sono 252.000, quelle con figli unicamente della coppia 231.000, quelle con figli di uno solo dei partner 57.000 e quelle con figli sia della precedente unione 53.000 (tabella 10).

Tab. 10 - Famiglie ricostituite per presenza di figli conviventi
.

  FAMIGLIE
%
Senza figli
252.000
42,4
Con figli unicamente della coppia
231.000
39,0
Con figli unicamente di precedenti unioni
57.000
9,6
Con figli della coppia e di precedenti unioni
53.000
9,0
Totale
593.000
100

Comunque, le famiglie senza figli conviventi sono più frequenti tra quelle ricostituite (42,4%) rispetto alle altre (29,1%) (grafico 6 e 7), mentre il numero medio dei figli conviventi è inferiore per le FR.

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.............................

                          Grafico 6                                                              Grafico 7
 

In particolare, in 175.000 F.R. (29,5%) c’è soltanto un figlio, in 125.000 (21,5%) due figli, in 40.000 (6,7%) tre figli o più.

La minore presenza di figli conviventi nelle F.R. va messa in relazione a due elementi fondamentali: da un lato i partner di queste famiglie presentano un’età media all’unione, eventualmente al matrimonio, più elevata e quindi meno frequentemente hanno figli nati dall’unione stessa; dall’altro gli eventuali figli nati da precedenti unioni rimangono in genere con la madre, la quale esprime una propensione minore a una nuova unione e soprattutto ad un nuovo matrimonio.

Per tutte le FR nelle quali siano presenti figli conviventi o almeno uno dei partner abbia avuto figli da precedenti unioni, si pongono problemi delicati di ridefinizione dei ruoli e dei sistemi di parentela, sia per i genitori sia per i figli.

Nelle altre famiglie la presenza di uno o due figli è sostanzialmente paritetica (30% del totale per ambedue le situazioni) e in circa il 10% ve ne sono tre o più.

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4) Confronto statistiche anni 1993/94 – 1994/95.
 

In base ad un primo confronto (grafici 8 e 9), il numero delle F.R. è in leggerissimo aumento (0,1%) tanto da poter dire che esse sono stabilizzate intorno al 4,2% del totale delle famiglie (FNR).

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.........................
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Grafico 8                        .                      Grafico 9
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Nel grafico 10, invece, viene effettuato un confronto tra il numero di F.R.( valori in %) riscontrate per zona geografica nel corso degli anni 1993/94 e 1994/95.

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Grafico 10
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La regressione lineare elaborata evidenzia l’appiattimento della stessa, indice di una tendenza all’uniformità riguardo alle diverse zone geografiche.

Sia gli scioglimenti volontari delle unioni che quelli involontari, hanno presentato di recente andamenti opposti: mentre la mortalità fino alle età centrali della vita è in calo, le separazioni e i divorzi sono in aumento (tabella 11).

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Tab. 11 – Matrimoni successivi al primo ( per 100 Matrimoni).  Anni 1970 -1993
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Matrimoni
Separazioni
Divorzi
1970
395.509
17.023
-
1975
373.784
29.285
10.618
1980
322.968
29.462
11.844
1985
298.523
35.162
13.539
1990
319.711
44.018
27.682
1993
302.230
48.198
23.863

Le F.R., essendo profondamente collegate, come abbiamo analizzato in precedenza, alle separazioni e ai divorzi dovranno costituire oggetto di studio e controllo, anche in vista di successivi sviluppi normativi.
 
 



 
 
 
 

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