"Le famiglie ricostituite". Studio dei rapporti tra genitori e figliastri.
PARTE 1a
( estratto dalla Tesi di Laurea)
1) Il divorzio in Italia: dati, prospettive e tendenze.
L’elaborazione dello studio riguardante le famiglie ricostituite in Italia ha presentato, fin dal principio, delle difficoltà, dovute al fatto che tale fenomeno non può essere analizzato nella sua esclusività, ma devono essere valutati anche altri fenomeni collaterali che interagiscono con il primo, definendo così un quadro completo sia delle cause che lo hanno generato, sia delle previsioni di sviluppo che esso potrebbe avere in futuro.
E’ per questi motivi che per analizzare le famiglie ricostituite in Italia, si è preferito suddividere il presente lavoro in due parti.
Nella 1a parte viene studiata l’evoluzione della famiglia tradizionale insieme ad un’analisi statistica delle separazioni e dei divorzi negli ultimi dieci anni. Sì è ritenuto oltremodo necessario analizzare gli aspetti della legge che ha introdotto il divorzio in Italia; essa, infatti, ha creato le basi per lo sviluppo di nuove tipologie familiari.
Infine si sono studiati gli aspetti psico-sociali cui sono soggetti genitori e figli durante le fasi di separazione e divorzio ed i rapporti che si stabiliscono tra loro durante tali fasi. Si è osservato come l'evoluzione della famiglia tradizionale abbia in un certo senso trasformato alcuni valori fondamentali che la costituivano. Mentre prima le famiglie "patriarcali" erano le più diffuse, attualmente, con l’emancipazione della donna, nell’ambito della famiglia si è confermato un ruolo paritario. Si sono raggiunti maggiori livelli di competitività tra uomo e donna, con la conseguente predisposizione dei coniugi ad uno scambio di ruoli all'interno del matrimonio. Nel caso in cui poi la donna lavori, essa avrà meno tempo da dedicare alla famiglia, per cui se non viene supportata adeguatamente dal partner, le possibilità di crisi nell’ambito familiare saranno maggiori, anche in assenza di sostegni relazionali della parentela, ormai distante.
Per supportare l’evidente trasformazione della famiglia tradizionale sì è allora reso necessario riportare le analisi statistiche dell’ISTAT relative ai matrimoni, separazioni e divorzi nel periodo compreso tra il 1990 e il 1998. Il quadro che ne è risultato è evidente: in Italia il numero dei matrimoni è in diminuzione, mentre le separazioni ed i divorzi sono progressivamente crescenti. Per rendere più comprensibili i risultati statistici sì è ricorso all’elaborazione di un’analisi tramite regressione lineare.
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Negli ultimi dieci anni, il numero delle separazioni in Italia è progressivamente aumentato, passando da 35.163 nel 1985 a 52.323 nel 1995. Parallelamente, è cresciuto anche il numero dei divorzi, che da 15.650 nel 1985 sono passati a 27.038 nel 1995 (grafico 1). Costruendo allora le due rette di regressione lineare e ricavando i relativi coefficienti viene mostrato come la tendenza alle separazioni sia maggiore di quella ai divorzi (R2sep= 0,9595 ; R2div= 0,2244).
Grafico 1
L'aumento delle predette separazioni è risultato piuttosto irregolare, conuna forte ascesa tra il 1987 ed il 1990 per l'introduzione della legge 6/3/1987 n° 70. Essa ha ridotto da cinque a tre anni il periodo di separazione necessario per l'ottenimento del divorzio, e ha previsto la possibilità di ricorrere ad un procedimento semplificato nel caso di domanda congiunta da parte dei coniugi.
Per analizzare il fenomeno dello scioglimento legale dei matrimoni, è opportuno concentrare l'attenzione sulle separazioni (consensuali o giudiziali). Con la separazione, infatti, l'unione termina legalmente, ha inizio il cambiamento di abitudini e di organizzazione dei rapporti familiari venendo definiti inoltre i rapporti economici.
La propensione alla separazione è più elevata fra i coniugi residenti nell'Italia settentrionale e centrale rispetto a quelli residenti nell'Italia meridionale e insulare.
I valori massimi dei tassi per 1000 abitanti si raggiungono in Valle d'Aosta (1,6) e in Liguria (1,4) mentre i valori più bassi si riscontrano nel Molise (0,2) e in Calabria (0,3) (tab.1).
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Tab. 1 – Tassi di separazione
dei coniugi per regione.
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Tali valori sono riportati nel grafico 2 utilizzando la
ulteriore suddivisione del Nord in Nord-est e Nord-ovest.
Grafico 2
Interessante, è il confronto fra la distribuzione per condizione professionale dei coniugi al momento della separazione e l'analogadistribuzione della popolazione coniugata (tab. 2).
Tab. 2 –
Condizione
professionale dei coniugi in totale e dei coniugi separati al momento della
separazione, per sesso.
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Occupato |
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In cerca d'occupazione |
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Casalinga |
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Occupato |
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In cerca d'occupazione |
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Casalinga |
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Altro |
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Per il complesso della popolazione coniugata, gli uomini e le donne con un'occupazione sono rispettivamente il 64,1 % e il 33,4 %; in cerca d'occupazione il 2,7 % e il 2,1 %; le casalinghe sono il 47,6 %.
2) Separazioni consensuali e separazioni giudiziali
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La separazione giudiziale, al contrario, è un vero e proprio procedimento contenzioso su istanza di uno dei due coniugi, successiva istruttoria e pronunciamento di una sentenza di separazione.
Nel 1995 le separazioni consensuali sono state 44.801, pari all'85,6 % del totale delle separazioni concesse, quelle giudiziali sono state 7.522 (14,4 %), con una durata media del procedimento civile rispettivamente pari a 4-5 mesi per le prime e a 33-34 mesi per le seconde.
La proporzione delle separazioni consensuali risulta maggiore per i matrimoni celebrati più recentemente, mentre quella delle separazioni giudiziali aumenta spostandosi verso i matrimoni di durata maggiore. In altri termini, per le separazioni relative a matrimoni con durata inferiore a sei anni prevalgono soluzioni più concilianti, viceversa avviene se si considerano le separazioni relative a matrimoni di durata maggiore (tab.3).
Tab. 3 – Separazioni personali
dei coniugi per durata della convivenza matrimoniale (a)
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Più di 23 |
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TOTALE |
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(a) Differenza fra la data di iscrizione a ruolo del procedimento di separazione e la data del matrimonio.
Le separazioni giudiziali possono essere chieste per intollerabilità della convivenza, con addebito al marito, oppure con addebito alla moglie.
Delle 501 separazioni giudiziali ad iniziativa della moglie, il 75,7 % è riferito ad intollerabilità della convivenza, il 22 % è con addebito al marito e il 2,3 % con addebito alla stessa moglie; delle 2.471 separazioni giudiziali ad iniziativa del marito l'intollerabilità della convivenza è motivo dell'83,5 %, l'addebito all'altro coniuge dell'8,9 % e l'addebito a se stesso del 7,6 % (tab. 4).
Esaminando i dati relativi alle sole separazioni giudiziali, emerge che nel 1995 le domande di separazione presentate dalla moglie costituiscono il 67,1 % dei casi, più del doppio di quelle presentate dal marito (32,9 %).
Tab. 4 – Separazioni giudiziali
dei coniugi per tipo e per coniuge che ha presentato la domanda (%).
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Sono invece gli uomini a presentare più frequentemente istanza di divorzio. Nel 1995, escludendo le domande congiunte, il 60,2 % di quelle con il rito ordinario è stato presentato dagli uomini e il 39,8 % dalle donne.
La maggiore intensità d'iniziativa da parte dei mariti può in parte derivare dal fatto che gli uomini hanno una più accentuata tendenza a risposarsi rispetto alle donne.
Nel corso del 1995 sono state concesse 32.965 separazioni (63 % del totale) a coppie con figli avuti durante il matrimonio. Di queste, 27.290 (pari al 52,2 % del totale) hanno riguardato coppie con almeno un figlio affidato (tab.5).
Il numero totale dei figli coinvolti nelle separazioni è stato 53.198, mentre il numero dei figli affidati, cioè minori di 18 anni, è stato 38.779.
Tab. 5 – Separazioni personali dei coniugi per durata della convivenza matrimoniale (a) e affidamento dei figli
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Più di 23 |
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TOTALE |
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(a) Differenza fra la data di iscrizione a ruolo del procedimento di separazione e la data del matrimonio
Risulta affidato alla madre il 92,8 % dei figli minori e al padre soltanto il 5,3 %. La proporzione di affidamento al padre tende a crescere via via che i figli si avvicinano alla maggiore età: passa dal 2,9 % se i figli hanno meno di 6 anni al 9,9 % se i figli hanno un'età compresa tra i 15 e i 17 anni (tab.6).
Tab. 6 – Figli minori di coniugi
separati per età e genitore affidatario
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TOTALE |
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Questo vuol dire che avremo un maggiore sviluppo delle separazioni in un periodo di tempo sempre più ristretto, fissando ovviamente come istante di riferimento il giorno delle nozze.
3) Le famiglie ricostituite in Italia: dati, prospettive e tendenze
Dopo avere analizzato dettagliatamente tali anni ed elaborato i relativi grafici per mettere in luce i vari incrementi o decrementi dei parametri sostanziali, ho ritenuto opportuno effettuare un confronto diretto, per le singole voci, nei due anni 93/94 e 94/95 e ciò al fine di rendere visibile, con un’analisi di tendenza tramite regressione lineare, l’effettivo sviluppo del fenomeno in questione.
3.1 Anno 1993/94
3.1.a Quante sono le famiglie ricostituite
Le famiglie ricostituite in Italia sono 603.000, il 4,1% delle coppie (Indagine Multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" 1993).
Le famiglie ricostituite sono maggiormente diffuse nel Centro-Nord del paese e in particolare nell’Italia nord-occidentale ( 4,9% ). Nell’Italia meridionale la famiglie ricostituite rappresentano solo il 3,3% del totale delle coppie.
La differente distribuzione territoriale di questa forma familiare va messa in relazione alla diversa diffusione di separazioni e divorzi nelle varie zone del Paese.
Analizzando tali parametri secondo un’indagine per tipo di comune emerge che nelle aree metropolitane il fenomeno è più diffuso.
E’ interessante notare la diversa composizione delle famiglie ricostituite nelle zone del Paese. Delle 603.000 famiglie ricostituite, 443.000 sono coppie coniugate (il 73,5% delle famiglie ricostituite) 160.000 sono libere unioni ( il 26,5%). Il nord è la zona dove sono più diffuse le famiglie ricostituite, ma emerge una differenza tra Nord-Est e Nord – Ovest. Sembra infatti che nell’Italia nord-orientale emerga una maggiore propensione a non istituzionalizzare la nuova unione rispetto all’Italia nord-occidentale.
Nel Nord-Est le libere unioni rappresentano, infatti, il 34,4% delle famiglie ricostituite mentre nel Nord-Ovest il 28%.Viceversa, nel meridione le famiglie ricostituite sono di meno, ma più concentrate tra le coppie coniugate (84,1% nel Sud e 78,4% nelle Isole).
Tutto ciò risulta evidente nella tabella 1 e nei relativi grafici 1 e 2 allegati:
Tab. 1 – Famiglie ricostituite, coniugate e non coniugate, per ripartizione geografica. Media 1993/94
Geografiche |
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Grafico 1
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Grafico 2
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Per potere analizzare lo stato civile del partner è necessario suddivedere le F.R. tra quelle coniugate, che verranno analizzate per stato civile precedente al matrimonio, e le libere unioni, che verranno analizzate per stato civile attuale. In questo modo sarà possibile verificare il differente peso che ha la rottura dell’unione per vedovanza o per separazione e divorzio nella costituzione della nuova famiglia. Analizziamo le 443.000 coppie coniugate (tab. 2).
Il 24,6 % è costituito da divorziati e nubili,
il 19,4% da vedovi e nubili, il 18,7% da celibi e divorziate. Quasi inesistenti
le coppie di vedovi con divorziati, mentre il 15,2% delle coppie è
costituito da due
divorziati.
Tab. 2 - Famiglie ricostituite
coniugate per stato civile dei partner prima del matrimonio.
(media 1993/94 – per 100
coppie dello stesso tipo)
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In migliaia |
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Analogamente succede per le libere unioni. Le coppie con almeno un separato o divorziato/a tra le F.R. sono 114.000, il 71,2%. Le coppie con almeno un vedovo/a raggiungono invece il 30%.
A ciò va aggiunto che le F.R. si formano a partire da un secondo matrimonio solo dell’uomo nel 44,3% dei casi, da un secondo matrimonio della donna nel 27,7% dei casi e da un secondo matrimonio di ambedue i partner nel 24,2% dei casi. Dal lato delle libere unioni invece prevale la provenienza da una rottura dell’unione per tutti e due i partner (37,8%), seguita dalla situazione di rottura di una precedente unione da parte della donna (32,1%) e infine da una parte dell’uomo(29,2%).
Analizzando lo stato civile precedente al matrimonio, separatamente per uomini e donne, emergono alcuni elementi interessanti (Tab.3).
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FAMIGLIE RICOSTITUITE | |||||
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Vedovo |
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Totale (migliaia) |
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Ciò può essere spiegato con il fatto che gli uomini, siano essi divorziati o vedovi, si risposano più frequentemente delle donne.
Inoltre per le donne vedove, specie di status sociale basso, un eventuale secondo matrimonio impedisce di fruire della pensione di reversibilità e ciò induce alcuni settori di vedove a non istituzionalizzare la propria unione. Ulteriori differenze emergono tra lo stato civile degli uomini e quello delle donne. Tra le coppie coniugate, infatti, quasi la metà delle donne (48,1%) erano nubili prima di sposarsi, contro il 31,6% degli uomini.
Più alto, invece, risulta il numero di divorziati uomini (42,6% contro 35,4%).
La composizione per stato civile delle libere unioni vede tra gli uomini ancora più marcata la presenza di divorziati (51,6%). L’analisi dei dati provenienti dalle statistiche sui matrimoni permette di affermare che il peso dei vedovi nell'ambito delle F.R. è andato diminuendo negli anni per due ordini di fattori: da un lato la riduzione sensibile dei livelli di mortalità, anche nelle classi di età centrale (ciò ha portato ad una riduzione dei vedovi giovani ed adulti con una maggiore propensione ai matrimoni), dall’altro l’accresciuto peso dei divorzi negli anni.
Il 58,1% delle F.R. è composto da coppie con figli, per un totale di 350.000 coppie. La tipologia familiare di appartenenza appare quella nucleare classica. Sono infatti pochissime le F.R. in cui è presente qualche membro isolato o famiglie plurinucleari ( il 7,8%).
Confrontando la struttura delle F.R. con quella delle altre coppie emerge, tra queste ultime, una maggiore presenza di coppie con figli (70,8%).
La differenza si evidenzia anche nel numero di figli (tab.4).
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Analizzando le differenze interne alle famiglie ricostituite emerge, nel caso delle libere unioni, un maggior peso di quelle senza figli rispetto a quelle con un solo figlio.
Una delle peculiarità delle F.R. è data dal fatto che, provenendo almeno uno dei partner da un’unione precedente, quest'ultimo potrebbe aver avuto figli da quella stessa unione.
E’ interessante, dunque, analizzare la situazione delle F.R. con figli per verificare quante sono quelle in cui vivono solo figli della precedente unione e quante quelle in cui vivono figli di uno solo dei partner. Dai dati dell’Indagine Multiscopo (tab.5) è possibile desumere che sono 105.000 le FR in cui vivono figli di uno solo dei partner, per un totale di circa 350.000 che hanno figli: il 30,3% delle coppie ricostituite con figli.
In questo tipo di famiglie si pone un problema di ridefinizione dei ruoli e dei sistemi di parentela sia per i genitori sia per i figli. Questi ultimi si trovano, soprattutto in presenza di genitori divorziati, a gestire un ampliamento della parentela. Quanto al dato, questo non può essere considerato basso se si pensa che circa la metà dei divorzi avviene per coppie che non hanno figli.
di figli |
FAMIGLIE RICOSTITUITE | |||||
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Coppie senza figli |
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Le F.R. presentano un’età media più alta delle altre coppie soprattutto per quanta riguarda gli uomini. Nelle donne questa differenza si nota di meno, essendo in gran parte nubili al momento del matrimonio.
D’altro canto, dalle statistiche sui secondi matrimoni (tab.6) emerge che l’età al matrimonio dei divorziati è 43,5 anni, e delle divorziate 38,8 anni, mentre quella dei vedovi è 56 anni e quella delle vedove 49 anni.
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FAMIGLIE RICOSTITUITE | |
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Dal punto di vista del titolo di studio non emergono particolari differenze tra le F.R. e non. Al primo posto si collocano sia per gli uomini sia per le donne i livelli di istruzione più bassi ( nessun titolo e licenza elementare ); un terzo dei partner hanno la licenza media, circa un quarto il diploma superiore o la laurea. Nonostante l’età media delle coppie sia più alta, dunque, ciò non comporta un abbassamento del livello di istruzione dei partner.
L’analisi per condizione professionale sottolinea una maggiore presenza di ritirati dal lavoro a discapito degli occupati sia tra gli uomini che tra le donne , ma una minore presenza di casalinghe.
Per le donne essere passate per un’esperienza precedente di rottura dell’unione può aver indotto in chi non aveva lavoro a ricercarlo per garantirsi anche un’autonomia economica.
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In questo paragrafo ho preso in considerazione le F.R. rilevate dall’ISTAT nell’ambito dell’indagine "Aspetti della vita quotidiana" svolta su un campione di 24.000 famiglie per un totale di circa 70.000 individui relative alla media 1994/95. Le F.R. sono risultate questa volta 593.000, il 4,2% delle coppie (grafico 3).
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Grafico 3
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Esse sono particolarmente diffuse nel nord ed anche nel centro del paese. Nelle isole rappresentano soltanto il 14 % del totale delle famiglie ricostituite (grafico 4).
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Grafico 4
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Nei comuni che costituiscono il centro di aree di forte urbanizzazione, le famiglie ricostituite raggiungono l’incidenza più alta ( 5,5%).
Delle 593.000 F.R., 412.000 sono coppie coniugate, 180.000 sono coppie non coniugate. Nel nord si rileva la maggiore propensione a non istituzionalizzare la nuova unione; nel mezzogiorno, invece, le F.R. sono più frequentemente coppie coniugate (tabella7).
Tab. 7 - Famiglie ricostituite per tipo di unione e ripartizione geografica (valori percentuali). Media 1994/95
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La distribuzione delle F.R. per stato civile dei partner sottolinea come il peso dei divorziati sia notevolmente maggiore di quello dei vedovi. In particolare, tra le famiglie nelle quali i partner sono coniugati, nel 57,3% dei casi almeno uno dei coniugi ha alle spalle un divorzio e nel 38,9% dei casi una vedovanza. Una composizione diversa si riscontra per le famiglie nelle quali i partner non sono coniugati: quelle con almeno un separato o un divorziato rappresentano il 78,9% del totale e quelle con almeno un vedovo il 25%.
Analizzando separatamente lo stato civile dei partner emergono altri dati interessanti.
Nelle famiglie in cui i partner sono coniugati (tabella 8), le donne erano prevalentemente nubili al momento del matrimonio(53,8%), gli uomini prevalentemente divorziati (37%).Nelle F.R. in cui i partner non sono coniugati (tabella 9), le donne sono prevalentemente separate o divorziate (44%) ed analogamente gli uomini (57%).
Tab. 8 - Coniugi di famiglie
ricostituite per precedente stato civile
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Lui |
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Tab. 9 - Partner non coniugati
di famiglie ricostituite per precedente stato civile
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Lei | |||
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Considerando l’età dei partner al matrimonio emerge che, per entrambi, l’età media è ovviamente più alta nelle coppie ricostituite (lui 39, lei 34) rispetto alle coppie al primo matrimonio (lui 27, lei 24). La divaricazione è più accentuata per gli uomini.
Le F.R. senza figli conviventi sono 252.000, quelle con figli unicamente della coppia 231.000, quelle con figli di uno solo dei partner 57.000 e quelle con figli sia della precedente unione 53.000 (tabella 10).
Tab. 10 - Famiglie ricostituite
per presenza di figli conviventi
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FAMIGLIE |
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Comunque, le famiglie senza figli conviventi sono più frequenti tra quelle ricostituite (42,4%) rispetto alle altre (29,1%) (grafico 6 e 7), mentre il numero medio dei figli conviventi è inferiore per le FR.
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In particolare, in 175.000 F.R. (29,5%) c’è soltanto un figlio, in 125.000 (21,5%) due figli, in 40.000 (6,7%) tre figli o più.
La minore presenza di figli conviventi nelle F.R. va messa in relazione a due elementi fondamentali: da un lato i partner di queste famiglie presentano un’età media all’unione, eventualmente al matrimonio, più elevata e quindi meno frequentemente hanno figli nati dall’unione stessa; dall’altro gli eventuali figli nati da precedenti unioni rimangono in genere con la madre, la quale esprime una propensione minore a una nuova unione e soprattutto ad un nuovo matrimonio.
Per tutte le FR nelle quali siano presenti figli conviventi o almeno uno dei partner abbia avuto figli da precedenti unioni, si pongono problemi delicati di ridefinizione dei ruoli e dei sistemi di parentela, sia per i genitori sia per i figli.
Nelle altre famiglie la presenza di uno o due figli è sostanzialmente paritetica (30% del totale per ambedue le situazioni) e in circa il 10% ve ne sono tre o più.
In base ad un primo confronto (grafici 8 e 9), il numero delle F.R. è in leggerissimo aumento (0,1%) tanto da poter dire che esse sono stabilizzate intorno al 4,2% del totale delle famiglie (FNR).
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Grafico 8
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Grafico 9
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Nel grafico 10, invece, viene effettuato un confronto tra il numero di F.R.( valori in %) riscontrate per zona geografica nel corso degli anni 1993/94 e 1994/95.
La regressione lineare elaborata evidenzia l’appiattimento della stessa, indice di una tendenza all’uniformità riguardo alle diverse zone geografiche.
Sia gli scioglimenti volontari delle unioni che quelli involontari, hanno presentato di recente andamenti opposti: mentre la mortalità fino alle età centrali della vita è in calo, le separazioni e i divorzi sono in aumento (tabella 11).
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Le F.R., essendo profondamente collegate, come abbiamo
analizzato in precedenza, alle separazioni e ai divorzi dovranno costituire
oggetto di studio e controllo, anche in vista di successivi sviluppi normativi.
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